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Brexit: al Regno Unito continua a mancare un piano B

Ancora nessuno scenario definitivo riguardo la Brexit: Theresa May prospetta le dimissioni in estate mentre nessuna delle otto mozioni discusse ieri ha avuto la maggioranza.

Resta incerta l’ammissione alla votazione del piano May domani, lunedì si prosegue con altri voti indicativi e intanto si valuta anche un possibile “congelamento” per alcuni anni.

Di certo c’è solo che, senza piano – May, la scadenza UE diventa quella del 12 aprile (ultimo giorno disponibile per convocare le elezioni europee anche in UK), che dovrà poi essere inevitabilmente rimandata salvo sorprese dell’ultimo minuto.

Dopo le votazioni di ieri sera si pensa in modo costruttivo, dato che l’ipotesi di Unione Doganale con l’UE e l’ipotesi di un secondo referendum non sono passate per pochi voti. Rispettivamente, alla prima è mancata la maggioranza per soli 8 voti, la seconda non è passata per 27 voti.

Le ipotesi peggiori, invece, sono state scartate in maniera più netta: l’uscita dall’UE senza accordo è stata bocciata con uno scarto di 240 voti, mentre quella di trasformare il rapporto UK-UE in una sorta di accordo stile Norvegia (con libertà di movimento delle persone) è stata bloccata con 95 voti.

In questo contesto, la May non sembra avere la maggioranza per un terzo tentativo: oltre ai 10 voti del DUP (Partito Unionista Democratico) le mancherebbero anche 15-30 voti tra i conservatori hard-brexiter. Per i deputati nord-irlandesi del DUP il piano May pone una minaccia all’integrità del Regno Unito e non intendono cambiare opinione.

Nel frattempo il Parlamento ha approvato lo spostamento della scadenza della Brexit del 29 marzo con 441 voti a favore e 105 contrari.