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Inversioni della curva US, recessioni e picchi dell’azionario

Negli ultimi mesi la forza con cui il mercato dei tassi USA ha indicato il possibile incombere di una recessione si è parecchio accentuata. La curva dei tassi USA si è invertita su tutte le scadenze rilevanti, prima di mostrare un moderato rimbalzo nelle ultime settimane. Ad agosto, il modello predittivo della FED di New York ha attribuito ad una recessione entro i prossimi 12 mesi una probabilità del 38%: nel 2001 e nel 2007 le probabilità erano state di poco superiori.

In genere in passato, l’inversione del tratto di curva tra le scadenze 2 e 10 anni (l’ultima risale allo scorso Agosto) ha preceduto recessioni e picchi azionari – in media – di 6 trimestri. I periodi tra l’inversione e il picco dell’azionario si sono dimostrati assai favorevoli per Wall Street: le performance dell’S&P 500 sono state, nelle ultime 3 occasioni, rispettivamente del 34%, del 39% e del 24%.
Un’ipotesi plausibile, che spieghi questo fenomeno, è che il tempestivo cambio di atteggiamento da parte della FED dia sollievo agli asset finanziari. Quel che avviene, è che l’aspettativa di easing aggressivo, ed il rapido miglioramento delle condizioni finanziarie che ne deriva, producono un rimbalzo delle aspettative di crescita e di tenuta dei profitti, che si riflette nei corsi azionari. Su queste basi, le prospettive per l’azionario USA nei prossimi mesi non sembrano così brutte come l’abbondanza di segnali di rallentamento ciclico farebbe sospettare.