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Bear o Bull Market?

Da quando è iniziato il recupero dell’azionario, dopo il crollo di marzo, in molti si chiedono se il rimbalzo proseguirà ancora o se il mercato tornerà a scendere. Di fatto la domanda che ci si pone è se siamo in un “bull market” o in un “bear market” e non è certo una domanda a cui è facile dare una risposta.

Partiamo con il dire che, da definizione, si parla di bear market dopo una correzione del 20% e di bull market dopo un rialzo del 20%. Vediamo quindi quale è stata la performance dell’azionario in questi ultimi mesi. L’MSCI World, dai massimi di febbraio ai minimi di marzo, ha perso oltre il 34% (-> bear market) e, successivamente, dai minimi di marzo ad oggi, ha recuperato oltre il 28% (-> bull market). E se guardiamo l’azionario USA la situazione non cambia, anzi, il recupero è stato ancora più marcato: +31% per l’S&P500 e addirittura +34% per il Nasdaq che ha recuperato quasi interamente le perdite di febbraio/marzo.

Quindi, stando alla semplice definizione, il bear market pare essere già terminato e, a questo punto, si tratterebbe del bear market più rapido di sempre. Ma è davvero così? Difficile a dirsi ma certamente non mancano gli scettici!

Anzi, stando a quanto successo in passato, le statistiche danno loro ragione. Mai nella storia abbiamo assistito ad un bear market tanto rapido e mediamente ci sono voluti circa 4 anni per recuperare le conseguenti perdite accumulate (va detto che la statistica risulta inficiata dalla crisi del ’29 quando ci vollero circa 15 anni, ma il punto non cambia). Tuttavia, questa crisi è del tutto differente da quelle passate e, in quanto eccezionale, le statistiche potrebbero essere fuorvianti. Vediamo quindi una serie di aspetti che potrebbero aiutare ad orientarci nelle prossime settimane e mesi.

Macro: Il contesto macroeconomico risulta fortemente deteriorato, danneggiato dalle misure restrittive per contenere il virus. La disoccupazione è in rapida crescita a livelli con pochi precedenti storici e le stime di crescita per il 2020 sono a dir poco spaventose. Da capire se la ripresa sarà effettivamente rapida (il famoso scenario a “V”) o se invece serviranno più trimestri per tornare ai livelli pre Covid.

Banche Centrali e Governi: Davanti ad una crisi eccezionale e senza precedenti anche la risposta delle principali banche centrali e degli Stati è stata tale. Tutte le banche centrali del mondo sono scese infatti in campo tempestivamente e con misure assolutamente eccezionali. Tuttavia, se la pronta risposta è senz’altro servita a ridurre il rischio che la crisi diventasse finanziaria, resta da chiedersi se l’intervento delle autorità competenti riuscirà a scongiurare anche una prolungata crisi economica.

Utili aziendali e previsioni: Sebbene nel primo trimestre molte società abbiano riportato risultati in crescita ed in linea con le stime degli analisti, va anche notato che il primo trimestre è stato solo in parte travolto dall’emergenza Covid. La resa dei conti avverrà infatti con la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre e di quelli successivi. Su questo punto bisogna notare che molte società si sono trovate a non poter dare indicazioni precise, per via delle incertezze, su quali saranno i risultati nei prossimi mesi. Di conseguenza, alcuni analisti hanno preferito lasciare le proprie stime invariate con la conseguenza che l’attuale “consensus” di mercato sottostima il reale impatto economico.

Valutazioni: Come diretta conseguenza del punto precedente e del recente recupero dei corsi azionari, stiamo assistendo ad un importante espansione dei multipli di valutazione, che sarebbe ancora più evidente se tutti gli analisti avessero già rivisto a ribasso le proprie stime. Multipli di questo tipo appaiono poco giustificati dal difficile contesto macro attuale, fatto salvo il caso in cui la ripresa sia effettivamente molto rapida e molto prossima. In caso contrario il rischio di una contrazione dei multipli è concreto.

Sentiment & Positioning: Sebbene in seguito al recente rimbalzo siano apparsi i primi segnali di euforia, il posizionamento del mercato rimane ancora abbastanza orientato alla cautela. Riguardo al sentiment è interessante notare come il “panic euphoria index” di Citigroup, uno degli indicatori più noti, dopo aver superato la soglia del “panico” a marzo sia tornato ampiamente in area “euforia”. Tuttavia, se osserviamo invece il positioning, le indicazioni che ne ricaviamo sono opposte. Il mercato rimane ancora in modalità difensiva: flussi a favore dell’obbligazionario, portafogli scarichi di azionario e in sovrappeso di cash. Questo è stato evidente nelle ultime settimane, in cui abbiamo assistito a risposte del tutto asimmetriche del mercato ad un newsflow positivo e ad uno negativo, a favore del primo caso.