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Pir 2.0, la riscossa degli alternativi

Pir 2.0: per chi investirà nel 2021, oltre all’esenzione sulle plusvalenze, credito d’imposta fino al 20% delle eventuali minusvalenze.

Rilanciare uno strumento pensato per incanalare il risparmio degli italiani verso le piccole e medie imprese, sostenendo così l’ossatura dell’economia del Paese: con questo obiettivo la legge di Bilancio 2021 ha introdotto un ulteriore beneficio fiscale per gli investitori che scelgono di puntare sui Pir alternativi.

Questi strumenti, introdotti per la prima volta a maggio dello scorso anno dal decreto Rilancio, differiscono in parte dai Pir tradizionali: in particolare il 70% dell’investimento in questi prodotti è destinato a strumenti finanziari di imprese italiane – anche non quotati – che non rientrano negli indici Ftse Mib e Ftse Italia Mid Cap. Un orizzonte molto più ampio rispetto a quello dei Pir tradizionali, perché appunto include le aziende non quotate. Inoltre, attraverso i Pir alternativi si può investire anche in strumenti di debito emessi dalle Pmi o in prestiti erogati alle stesse aziende.

Per rendere ancora più attraenti questi strumenti, l’ultima legge di Bilancio, in aggiunta ai benefici già previsti per gli investitori in Pir – come l’esenzione totale della tassazione sulle rendite finanziarie e sull’imposta di successione – per gli investimenti sottoscritti nel corso del 2021, ha previsto ulteriori benefici fiscali, come il riconoscimento di un credito d’imposta su eventuali minusvalenze, perdite o differenziali negativi conseguiti dalle persone fisiche titolari dei Pir alternativi. Questo credito è previsto solo se l’investimento sarà mantenuto per almeno 5 anni e non potrà in ogni caso superare il 20% dell’investimento sottoscritto.

Un vantaggio ulteriore per gli investitori che scelgono di sfruttare le opportunità offerte dai Pir alternativi, tenendo presente alcune caratteristiche: si tratta di investimenti rischiosi, perché riguardano strumenti emessi da aziende non quotate, e dedicati a chi può permettersi di mantenerli per un lungo periodo di tempo.

Tra i principali player attivi su questo mercato c’è Anthilia Sgr, una «società italiana di gestione del risparmio dedicata agli investimenti in piccole e medie imprese, con più di mezzo miliardo di operazioni originate nel private debt oltre a un prodotto azionario Pir – Small Cap Italia – primo in classifica italiana per rendimento, con una performance del +74,9% a due anni», fa sapere Daniele Colantonio, partner e business & product development di Anthilia Capital Partners. La società prevede di lanciare «nel primo trimestre del 2021 il fondo Eltif – Economia Reale Italia, uno dei pochissimi Pir alternativi bilanciati presenti sul mercato».

In dettaglio, spiega Colantonio, «il portafoglio sarà dedicato per il 50% alle small cap italiane e per il 50% a bond/loan emessi a favore di Pmi non quotate». Per il manager sono tre i motivi principali per investire in un prodotto del genere in questo momento: «Primo, un sottostante eccezionale: aziende che il mercato non conosce e che offrono spread e rendimenti inarrivabili sui mercati tradizionali. Secondo, una legislazione fiscale che “non preleva” nulla sui guadagni ed è “protettiva” nei casi avversi. Terzo, un player come Anthilia che fa di questi investimenti il suo punto di forza da diversi anni. In un momento storico di rendimenti obbligazionari ai minimi termini, con questo prodotto si offre accesso al miglior segmento produttivo del nostro Paese, le Pmi. I Pir alternativi sono lo strumento giusto per investire in questa categoria di attivi, sia come forma tecnica che per durata dell’investimento».

PIR 2.0, la riscossa degli alternativi
08 Mar 2021