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Secondo i dati AIFI sul 2018, la raccolta sul mercato del Pivate Debt si è attestata a 297 milioni di euro, con l’83% del capitale di provenienza domestica e il 17% derivante dall’estero. Il dato 2018 risulta in calo dell’8% rispetto alla raccolta 2017, quando l’attività di fundraising aveva toccato i 322 milioni di euro: questo dato è coerente con la chiusura del periodo di raccolta che ha caratterizzato la maggior parte degli operatori, concentratisi nell’ultimo anno sull’attività di impiego del capitale.
Dell’ammontare raccolto nell’anno, il 39% deriva dalle banche, che si confermano la prima fonte di raccolta, seguite da fondi pensione e casse di previdenza, che si attestano al 26,6% e dai fondi di fondi, che contribuiscono per il 18%. Il totale della raccolta osservata dal 2014 a oggi sul mercato raggiunge così poco meno di 2 miliardi di euro.
Per quanto riguarda gli operatori, su un totale di 25 soggetti attivi sul mercato italiano e inseriti nel campione, 7 hanno condotto un’attività di fundraising nel 2018, in linea con l’anno precedente. Sono 23 gli operatori che hanno realizzato almeno un investimento nel periodo (+3 rispetto al 2017) e 17 i soggetti che hanno iniziato a ricevere rimborsi parziali dalle società emittenti in portafoglio, in confronto ai 13 registrati lo scorso anno. Di questi ultimi, 11 hanno già ricevuto rimborsi integrali dei prestiti concessi. Sul totale degli operatori attivi nel 2018 in Italia, il 56% risulta di matrice domestica, mentre il restante 44% è di provenienza internazionale; inoltre, gli operatori risultano equamente divisi tra soggetti attivi esclusivamente nel private debt (48%) e operatori che svolgono anche attività di private equity (48%), affiancati dal restante 4% rappresentato dal fenomeno emergente delle piattaforme di digital lending.
