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Hawk, dove, sentiment e dintorni: gli inglesismi della finanza spiegati da chi li usa

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Avete presente tutti quegli anglicismi di cui il mondo economico e finanziario puntualmente usufruisce, in modo più o meno legittimo? Vi è mai capitato di sentirne utilizzare qualcuno a sproposito?

Con questa uscita di Academy, Anthilia si pone l’obiettivo di far luce su alcune tematiche inerenti la macroeconomia e la finanza, partendo dal termine inglese che le identifica. Per farlo chiamiamo a rapporto Giuseppe Sersale, che nella rubrica quotidiana dei Lampi di Colore ne abusa in modo incontrollato.

Di seguito le (prime) dieci parole che si è trovato a giustificare.

Hawk: letteralmente falco, il termine ha chiaramente a che vedere con l’aggressività. Hawkish è l’atteggiamento di chi ha una visione rigida e pessimistica riguardo l’inflazione, preoccupato per l’erosione del potere d’acquisto che accompagna la ripresa economica. Le manovre monetarie e fiscali adottate sono quindi restrittive, caratterizzate dal mantenimento di tassi elevati. A livello di banchieri centrali, non si annoverano negli anni recenti soggetti strettamente hawkish: l’ultimo esemplare è stato forse Paul Volcker, falco per antonomasia in quanto si trovò a gestire l’iperinflazione degli Stati Uniti negli anni ‘80.

Dove: la definizione di colomba, polo opposto del falco, caratterizza chi amministra una politica accomodante. Dovish è infatti l’approccio di chi mantiene bassi tassi d’interesse favorendo l’economia e l’occupazione, senza preoccuparsi dei livelli di inflazione. Non esiste una visione giusta o sbagliata, si tratta di attitudine, esattamente la stessa che differenzia un calciatore offensivo da uno difensivo. Dando un’occhiata ai tempi recenti, Janet Yellen è considerata la colomba per eccellenza, così come Ben Bernanke. In linea generale, negli ultimi mandati si sono susseguiti per lo più moderati e colombe, soprattutto per il rischio reputazionale che accompagna ogni manovra incisiva delle banche centrali.

Sentiment: è l’umore del mercato. Gli operatori finanziari sono noti per essere creature razionali che analizzano serie di numeri; la realtà è che i mercati hanno una loro emotività, che quasi mai si basa sui fondamentali o su performance oggettive. Sono irrazionali, specie nel breve periodo, che è quello infatti più ricco di oscillazioni e più influenzato dal sentiment. La stessa notizia ha un effetto differente a seconda che giunga in presenza di un sentiment positivo o negativo. Così come il sentiment influenza i mercati, può accadere che, viceversa, fattori esogeni influenzino il sentiment: un’inaspettata evoluzione del quadro politico o, come successo di recente, il cambio di atteggiamento della Fed. Le stesse notizie con una Fed accomodante sono state accolte molto meglio dal mercato di quanto sarebbe successo in presenza di una Fed restrittiva.

Catalyst: è qualsiasi cosa abbia impatto sul sentiment, o sui prezzi di qualche strumento in particolare. Può trattarsi di qualunque evento di portata più o meno rilevante: che sia di natura politica, economica, sociale, legale o anche meteorologica, dallo scoppio di una guerra al commento di un politico, dal lancio di un nuovo prodotto all’assenza di un esponente del governo a un particolare evento, dalla promulgazione di una nuova legge a un terremoto. Possono rappresentare un catalyst anche i risultati aziendali. Se si vuole porre, ad esempio, l’attenzione sulla Cina, i risultati del colosso americano Caterpillar possono essere estremamente indicativi: un incremento di acquisti di macchinari edili e motori a combustione interna dalla Cina rappresenta un catalyst positivo con riferimento alle prospettive del Paese.

Guidance: in ambito economico (e non aziendale) è sostanzialmente un’indicazione, destinata a diventare pratica, emessa da un istituto riconosciuto. È una previsione fatta da chi ha cognizione di causa dell’intero contesto: parlando di macroeconomia, le banche centrali. Col passare degli anni la guidance è diventata qualcosa di molto specifico: indica un percorso di politica monetaria, che rifletta sia la visione dell’economia sia l’intervento che dovrà essere realizzato, in un dato momento futuro, in virtù di quella visione. Il tutto al fine di influenzare il comportamento dei mercati. Un tempo le banche centrali preferivano lasciare un certo margine di incertezza, in modo che i mercati non aderissero totalmente a una previsione, con il rischio poi di essere sopraffatti da qualsiasi minimo cambio di rotta. Oggi, con i tassi ai minimi, la guidance è diventata un vero e proprio strumento di politica monetaria: una previsione precisa e attuale delle intenzioni della banca centrale, che sulla base delle informazioni in suo possesso definisce cosa avrà intenzione di fare e quando, nonché, indirettamente, come fino a quel momento si muoverà l’economia.

Survey: in campo economico si tratta di sondaggi molto dettagliati che vengono inviati alle aziende, per essere poi compilati da queste ultime e aggregati da un soggetto che li trasforma in indici. Gli aggregatori possono essere diversi: nei Lampi viene spesso utilizzato Markit, che redige il PMI index (Purchasing Managers Index), ma non è l’unico. La Cina ha un proprio ufficio statistico, negli Stati Uniti c’è l’ISM (Institute for Supply Management), in Germania c’è l’IFO (Information and Forschung), ciascuno dei quali elabora indici propri a livello nazionale. Si tratta di sondaggi sull’attività economica per singola azienda che vengono poi aggregati per generare un indice di attività economica globale, nonché una serie di sotto-indici (il libro ordini, l’intenzione di assumere, il magazzino, la quota export, etc) dai quali trarre l’andamento di parametri aziendali specifici e significativi. 

Double dip: il double dip si verifica quando l’economia, dopo una fase di contrazione a cui è seguita una ripresa, interrompe bruscamente questa ripresa con una nuova fase di contrazione. È l’andamento W shape, che è solo una delle tante espressioni gergali per indicare le fasi e l’andamento della ripresa economica: V shape è il rimbalzo congiunturale secco, U shape è il rallentamento meno brusco ma più duraturo, L shape è la discesa seguita da un’attività pressoché catatonica. Il più recente double dip è stato, per l’Eurozona, quello dalla crisi del debito sovrano: c’è stato il primo picco dovuto alla recessione, poi un rimbalzo congiunturale e nel 2011-2012 una nuova fase di contrazione, che per alcuni Paesi non è ancora giunta a termine. Alcuni di questi, tra cui l’Italia, stanno seguendo un altro tipo di andamento: lo swoosh, il logo della Nike. Rappresenta il caso in cui si registra una rapida e violenta contrazione a cui segue una lenta, lentissima ripresa.

Tapering: in senso figurativo significa attenuare, sfumare. Fa riferimento al non interrompere una misura di politica monetaria in maniera brusca ma facendola diminuire gradualmente. Un esempio lampante è il QE: anziché passare da 80 miliardi di iniezioni al mese a zero, si è iniziato a ridurre gradualmente la quantità di asset acquistata, da 80 a 60 miliardi, poi da 60 a 30. Il tapering si associa dunque a manovre di tipo quantitativo e non qualitativo.

QE: il quantitative easing è una manovra non convenzionale della banca centrale che entra in gioco nel momento in cui il qualitative easing non è più percorribile. Quando cioè non si può più intervenire sui tassi e non si può far altro che ricorrere all’acquisto di asset, dai titoli di stato ad altre obbligazioni. L’obiettivo è quello di immettere liquidità nel sistema in modo da far ripartire il credito bancario e dunque l’economia, esattamente come ha cercato di fare la BCE a partire dal 2015. In Giappone si parla anche di QQE, quantitative and qualitative easing: una manovra combinata con la quale si acquistano asset ma si mantiene al contempo una certa inclinazione della curva dei tassi.

Tightening: opposto di easing e da non confondere con tapering, significa inasprimento, e consiste nel rendere meno accomodante la politica monetaria. In qualsiasi modo lo si faccia: easing e tightening sono termini molto generici. Si può parlare di quantitative tightening, indicando la manovra opposta al QE che riduce la liquidità immessa in un’economia al fine di normalizzare i tassi ed evitare un incremento dell’inflazione; si può parlare di monetary tightening definendo l’innalzamento diretto dei tassi da parte della banca centrale. In molti casi il tightening è valido anche a livello retorico: il solo annuncio di una particolare manovra da attuare in un indefinito futuro o addirittura il solo mostrarsi preoccupati per l’aumento dell’inflazione possono essere considerate azioni di tightening. Nel caso siano poi dichiarazioni implicitamente finalizzate a persuadere il mercato senza tuttavia agire direttamente si parla di jawboning, ma questo è un altro termine.