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Elezioni Europee: i risultati

In Europa resiste il fronte europeista mentre il fronte euroscettico cresce ma meno di quanto atteso/temuto dai mercati e resta all’opposizione. Il partito Popolare (PPE) resta primo partito con 180 seggi, in calo rispetto ai precedenti 219 (-49), anche i socialisti (S&D) si confermano secondo partito ma in calo, 146 seggi da 189 (-43). Viene quindi meno l’attuale maggioranza tra PPE e S&D che insieme raggiungerebbero 326 seggi, inferiori ai 376 necessari.

Inevitabile quindi che una nuova coalizione debba passare per i Liberali dell’ADLE, uno dei veri vincitori di queste elezioni, che hanno ottenuto 109 seggi (in netta crescita rispetto ai precedenti 68 (+41) se non addirittura anche per i Verdi, altro vincitore, che ha ottenuto 69 seggi.

Di seguito la proiezione del nuovo Parlamento Europeo.

Fonte: Corriere della Sera

A livello europeo i risultati vedono gli europeisti ancora in larga maggioranza ma va anche evidenziato il pessimo risultato dei due partiti tradizionali che hanno dominato i panorami europeo e nazionali negli ultimi decenni. Anche a livello nazionale i risultati non sono così confortanti.

In Francia il movimento di Marine Le Pen si conferma primo partito con il 23.3% dei voti e superando La Republique en Marche di Macron, ferma al 22.4%. Verdi al terzo posto con il 13.5%.

In Germania, il partito di Angela Merkel si conferma chiaramente vincitore al 28.9% ma comunque in netto calo rispetto al 35% precedente. I Social Democratici dell’S&D scendono al 15.8% dal precedente 27%. A sorpresa i Verdi diventano secondo partito con il 20.5% dei voti e l’AFD sale all’11%.

Si fa interessante la situazione in UK. Come atteso, vince il voto di protesta e il Brexit Party di Nigel Farage vince le elezioni con il 31.7% seguito dai Lib-dem al 18.5%. Scendono invece i 2 partiti tradizionali: i Laburisti scendono al 3 posto con solo il 14,1% mentre i Conservatori, in piena bufera Brexit, crollano sotto il 10% all’8.7%. Un voto che condanna quindi i partiti tradizionali e in particolare quello dei Conservatori per la pessima gestione della Brexit.

Il pessimo risultato dei Tories probabilmente produrrà uno spostamento del Partito verso posizioni più radicali sulla Brexit. Non a caso Johnson è il principale candidato a sostituire la May. Dall’altro lato la strategia ambigua di Corbyn ha fatto apparentemente migrare i Remainers verso i Lib-dem, ed è altrettanto probabile che il Leader Laburista prenderà maggiormente posizione, proponendo con forza un secondo referendum.

In generale, nonostante il risultato eccezionale di Farage, l’elettorato nel complesso, mostra una maggioranza ancora a favore del Remain/Soft Brexit.

In Italia, infine, trionfo della Lega che si conferma primo Partito del Paese con il 34.3% dei voti, crolla invece il Movimento 5Stelle, che perde oltre 10 punti rispetto alle elezioni politiche del 2018 e ottiene solo il 17.1%, superato dal PD con circa il 22.7%. Forza Italia al 8.8% e Fratelli d’Italia al 6.5%, tutti gli altri Partiti sotto la soglia del 4%.

Si apre quindi un nuovo scenario politico in Italia con Lega e Movimento a parti invertite rispetto ad un anno fa quando nacque il Governo. Salvini si trova ora nella posizione di riprendere in mano la propria agenda e portare avanti i temi a se più cari: TAV, autonomia regionale, alleggerimento fiscale e immigrazione. Probabilmente la strategia sarà quella del “prendere o lasciare” con il Premier Conte che non potrà più ignorare la forza della Lega rispetto agli alleati di Governo e i 5 Stelle che non hanno più la forza per contrastare i numeri del Carroccio.

I 5 Stelle si trovano davanti ad un bivio, continuare a supportare il Governo, consapevoli di non avere più carte in mano da giocarsi e di poter solo assecondare il volere di Salvini, oppure mantenere la propria linea e rompere. Nel primo caso rischiano di continuare ad erodere il proprio consenso. Nel secondo, perdono la possibilità di stare al governo e affrontano l’incognita di nuove elezioni, con in più il problema della non candidabilità di chi è giunto al secondo mandato.

Salvini dal lato suo ha sicuramente più spazio di manovra ma i numeri di un’ipotetica coalizione di Centro Destra non sono tali da garantire una solida maggioranza in caso di nuove elezioni. Inoltre, ora si trova nella soluzione ideale di portare avanti i temi più sentiti dalla Lega senza però assumere responsabilità su altri temi più spinosi. Non dimentichiamo infine che in autunno andrà presentato il nuovo DEF, alla Lega conviene arrivarci senza lo scudo dei 5 Stelle?

Nel frattempo tornano a circolare indiscrezioni sull’invio da parte della Commissione UE di una lettera all’Italia con richiesta di chiarimenti sul trend delle finanze pubbliche. Apparentemente la prossima settimana potrebbe vedere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata riduzione del debito. La procedura potrebbe concludersi con una multa di 3.5€mld (pari a 0.2% del PIL). Secondo quanto affermato da un funzionario UE che avrebbe chiesto di rimanere anonimo, la decisione potrebbe avere luogo il 5 giugno, data in cui l’UE si riunisce per la definizione del budget europeo, e potrebbe dare il via ad un secondo round di tensioni tra Roma e Bruxelles.

Le indiscrezioni non sono del tutto una novità: qualche giorno fa l’ANSA aveva riportato che la Commissione avrebbe fatto pervenire 5 lettere ad altrettanti paesi.

Pronta la risposta di Salvini, galvanizzato dai recenti risultati elettorali: “È in arrivo una lettera della commissione Europea sull’economia del nostro Paese e penso che gli italiani diano mandato a me e al governo di ridiscutere in maniera pacata parametri vecchi e superati”