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Il debito può valere un tesoro

La Repubblica – Affari & Finanza
Il debito può valere un tesoro,è caccia alle piccole imprese. Si diffonde l’uso del “private debt”, finanziamento alternativo alle banche e alla quotazione in Borsa, per valorizzare le più realtà minori del nostro Paese facendo confluire verso l’economia reale i capitali privati.

Il nostro paese è ricco di eccellenze produttive, in molti casi piccole, piccolissime realtà ma inserite in un hub produttivo con una filiera stretta che consente loro di riconvertirsi rapidamente e di aggredire i mercati esteri. Distretti di imprese sia tradizionali che ad elevato valore tecnologico, che forniscono prodotti alto di gamma a paesi avanzati, in particolare Germania e Francia. Molte di queste imprese lavorano e crescono nell’ombra. Quasi nessuno le conosce. Forse solo la banca di fiducia alla quale si appoggiano per tutte le attività di pagamenti, prestiti e altro. Per questo motivo Anthilia Capital Partners, una Sgr, insieme a Banca Akros (gruppo Banco Bpm) ha lanciato “Anthilia BIT “, nuovo fondo interamente italiano per i piani di sviluppo e internazionalizzato delle Pmi italiane. con una dote di 145 milioni e l’obiettivo di investire 300 milioni in due anni. Un fondo di “private debt”, ovvero di quella famiglia di fondi comuni di investimento la cui politica di investimento si focalizza su strumenti finanziari di debito emessi dalle imprese tra cui obbligazioni, cambiali finanziarie, altre tipologie di strumenti finanziari di debito, nonché finanziamenti, sotto forma di trattativa privata. In uno scenario di tassi, al momento ancora a zero, esiste un’alternativa all’equity di borsa: questo mondo vasto di piccole e medie imprese che fanno prodotti o servizi di nicchia ma di eccellenza, che possono diventare, attraverso lo strumento del private debt, e del più vasto mondo del private equity, una nuova strada verso la quale incanalare il risparmio privato, in particolare quello dei grandi fondi istituzionali, come assicurazioni, fondi pensione, family office. Tanto più che, come sottolienato da Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi ( associazione degli operatori dei venture capital e private equity), la nuova legislazione in materia di obbligazioni e cambiali finanziarie ha offerto nuove opportunità ai fondi comuni di investimento confluiti nel nuovo mercato dei fondi di private debt. Qualche anno fa il magazine americano Forbes aveva raccolto una rosa di queste imprese, tutte americane, che sono riuscite a superare mille scogli e le ultime gravi crisi economiche, reggendosi sulle proprie gambe, qualche volta affidandosi ai capitali di dipendenti- azionisti, altre volte a finanziatori esterni. In particolare spicca una storia, quella di Cue Ball Group, una società di venture capital che è riuscita a creare valore mettendo in rete tante piccole realtà, scovando business che potessero essere “Starbuked”, ovvero realtà frammentate da esaltare sotto un marchio unico, come ha fatto la catena di caffè Starbucks. Idea è nata per caso. Mentre era in viaggio a caccia di startup uno dei fondatori, John Hamed, aveva notato lungo la strada un salone per unghie, poco dopo un altro , e poi un altro ancora, più ne vedeva più la sua eccitazione saliva: la nostra startup non potrebbe essere Nail Salon? si era chiesto. I saloni per unghie si trovano ormai ad ogni angolo anche in Italia. Ma allora era stata una intuizione che anticipava i tempi. Intuizione dopo intuizione Cue Ball è diventato un venture capital «molto insolito », piccolo ma solido. Un piccolo gigante, appunto. Venture capital e private equity sono il braccio alternativo del credito. Presto potrebbero diventare gli intermediari chiave nella ricerca di nuovi asset da parte dei grandi fondi istituzionali. Fondi pensione, grandi gruppi assicurativi, società di gestione del risparmio: è partita la caccia al rendimento e molte risorse un tempo allocate sulle Borse e sul reddito fisso, ora cercano nuove ancore a cui affidare la stabilità e redditività dei soldi loro affidati. Il primo fondo di private debt di Anthilia Capital Partners è stato lanciato cinque anni fa, Anthilia Bit, in seguito è stato avviato Anthilia Bit Parallel Fund: insieme i due fondi hanno raccolto 255 milioni di euro e realizzato investimenti per 360 milioni. Tra le imprese d’eccellenza supportate da Anthilia, il gruppo Velenosi, produttori di vino con base nelle Marche, che ha emesso un minibond da 3 milioni di euro.

Il debito può valere un tesoro
La Repubblica | 26 Nov 2018