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Mercati con il fiato sospeso

Wall Street Italia
Intervento di Andrea Cuturi, Partner e CIO di Anthilia Sgr.
Dominano le incognite e la frenata economica in Europa e Cina. Potrebbe essere l’anno delle occasioni da sfruttare nei momenti di volatilità.

Il 2018 è stato un anno particolarmente spinoso per gli investitori. Le ripetute correzioni che si sono viste durante i passati mesi hanno mandato in rosso la grande maggioranza degli asset finanziari. I numeri evidenziano brutte perdite sull’azionario, sulle obbligazioni, su quasi tutte le aree geografiche con i Paesi emergenti in calo a due cifre. Nemmeno l’oro, bene rifugio per eccellenza, è riuscito a regalare soddisfazione agli investitori. Le tensioni che hanno dominato il 2018, restano in primo piano anche nelle previsioni sull’anno che sta per iniziare. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è ancora sotto la lente degli operatori così come il nervosismo per il rialzo dei tassi d’interesse e le tensioni sui Paesi emergenti o le nuove sfide politiche in Europa. In queste ultime settimane del 2018 si è poi aggiunta un’altra preoccupazione che fa stare molti operatori alla finestra: gli ultimi dati arrivati dall’Europa e dalla Cina indicano un possibile rallentamento del ciclo economico. La paura è che il 2019 possa portare a nuovi inciampi sul fronte economico. Si tratta però di un aspetto che attenzione nella selezione delle strategie su cui puntare nei prossimi mesi. Azionario a due velocità. “Riteniamo che le prospettive sui mercati azionari globali per il 2019 possano differire significativamente” dice Andrea Cuturi, chief investment officer di Anthilia Capital Partners. Per l’esperto, gli Stati Uniti stanno attraversando una fase di crescita robusta e i principali indicatori non mostrano segnali di un imminente rallentamento. Il ciclo di espansione dell’economia Usa si protrae da quasi 10 anni ma al momento non si registrano ancora quegli squilibri che di solito portano alla sua conclusione, come eccessi di investimento, surriscaldamento dei prezzi ed esplosione dell’indebitamento rispetto agli utili aziendali. “Rimaniamo moderatamente positivi sull’azionario Usa – dice l’esperto -. Le valutazioni hanno recentemente corretto ma rimangono ricche, le stime sugli utili si sono leggermente ridimensionate, anche se il tasso di crescita dei profitti resta eccellente”. Inoltre, per Cuturi, nel non riguarda tutti i Paesi. Ci vorrà quindi maggiore 2019 le frizioni commerciali tra Cina e Usa saranno > > un ricordo: “Riteniamo probabile una soluzione ne goziale ‘pro business’, come avvenuto con Messico e Canada, già entro la fine del 2018 – spiega l’esperto -. Nel frattempo, l’ingente dose di stimolo monetario e fiscale erogato dalle autorità cinesi dovrebbe rida re un po’ di spunto all’economia del colosso asiatico. Pertanto manteniamo neutrale l’azionario emergente, ritenendo sufficiente in questa fase l’esposizione all’as set class derivante dal sovrappeso sulla Cina”. Solitamente, quando la crescita a stelle e strisce raggiunge ritmi elevati, il ciclo globale ne beneficia, con un ritardo di 2/3 trimestri. Saprà approfittarne anche il Vecchio continente? L’Europa ha sofferto il confronto commerciale tra Stati Uniti e Cina più di altre aree, e si trova ad affrontare tensioni politiche interne in escalation. L’azionario europeo presenta multipli decisamente più bassi di quello Usa. In tal senso offre valore intrinseco. “Per il 2019 siamo overweight sull’azionario europeo – dice Cuturi – ritenendo che le attuali valutazioni siano attraenti e che l’earning season abbia confermato un tasso di crescita degli utili apprezzabile. Portiamo a neutral l’azionario Uk ritenendo che le valutazioni siano scese quanto immaginabile e che la sterlina possa ulteriormente indebolirsi”. In primo piano i titoli con il dividendo. I dati dall’economia saranno centrali. “L’andamento dei listini sarà legato in modo indissolubile alla direzione presa dalla congiuntura mondiale – afferma Stefano Fabiani, responsabile azionario Zenit Sgr -. Per ora riteniamo più probabile per la prima parte dell’anno una stabilizzazione e quindi una possibilità di recupe ro per i mercati azionari, in quanto il ciclo dei profitti e le valutazioni non hanno raggiunto i tipici valori di picco e un eventuale allentamento della tensione sui dazi darebbe un’ulteriore spinta positiva. Da ultimo la curva dei rendimenti, pur molto piatta, non si è ancora invertita in Usa”. Per l’esperto, in ogni caso un atteggiamento più pru dente sulla componente azionaria è d’obbligo nel contesto macro sopra descritto, che presenta molti elementi di incertezza. “Per il 2019 privilegeremo quindi temi con elevata visibilità sui flussi di cassa, politica di dividendi generosa e poco legata al ciclo economico o titoli anche legati al ciclo economico sui quali le valutazioni sono tornate a livelli interessanti dopo le recenti correzioni” dice Fabiani. Torna la liquidità. Le incognite all’orizzonte sono molte. L’anno sarà dominato dall’attenzione sull’anda mento dell’economia. Chi vede già una brusca frenata in arrivo, preferisce puntare sulla liquidità. “Pensiamo che il ciclo economico sia arrivato alla sua fase finale – afferma Paolo D’Alfonso, direttore commerciale di Banca Consulia -. Il 2019 probabilmente segnerà la fine della fase di espansione economica Usa e, per certi versi, anche di quella cinese”. Per l’esperto, nel nuovo anno occorrerà quindi ave re una componente di liquidità importante in modo da riuscire a muoversi in maniera più tattica e meno strutturale. “L’equity in un contesto di questo tipo sarà particolarmente volatile mentre la parte del red dito fisso offrirà rendimenti poco allettanti” spiega D’Alfonso che prosegue: “Il 2019 sarà quindi l’anno della liquidità e quello del trading, vale a dire delle operazioni di breve periodo fatte per guadagnare sulla volatilità. Quella che sta per arrivare sarà una fase in cui vedremo molti alti e bassi. Andrà affrontata con precauzione e con competenze”. Per questo ai piccoli investitori è consigliabile punta re su strumenti gestiti dai professionisti, come i fondi flessibili che riescono a cogliere le opportunità anche nelle fasi più difficili sui mercati. Liquidità come parola d’ordine anche per Giorgio Makula, amministratore delegato di Decalia Am Sim: “Al momento riteniamo ci sia un problema di scarsa visibilità. I segnali ancora incerti che arriva no dall’economia ci fanno propendere per una certa prudenza. Abbiamo una visione del 2019 abbastanza nebbiosa. Dopo nove anni di rialzi di mercato è diffi cile pensare che il trend possa proseguire senza soste. Preferiamo quindi la liquidità e per quanto riguarda le obbligazioni siamo posizionati sulle durate brevi”. I settori da privilegiare. Per Alfonso Maglio, head of research department di Marzotto Investment House “settori difensivi come quello farmaceutico e alimentare, la domanda dei cui prodotti è poco sensibile alla congiuntura, possono offrire protezione in una fase di rallentamento. In maniera analoga società che detengono uno specifico know how non replica bile mantengono un vantaggio competitivo a tutta protezione del proprio fatturato”. “Dal punto di vista globale – prosegue – ci aspettiamo un rallentamento ma non necessariamente una recessione. Lo scenario economico sarà particolar mente influenzato anche dai cambiamenti politici in atto nelle maggiori democrazie del mondo che mai come negli ultimi anni hanno sperimentato profondi cambiamenti sia a livello istituzionale che sociale. Le economie che in questi ultimi anni sono riuscite ad aumentare i tassi avranno uno strumento in più per dare nuovo slancio all’economia”. Quel che non bisognerà fare nel 2019 è concentrare il portafoglio su titoli a tasso fisso i cui prezzi sono sensibili (al ribasso) sia alla fine del sostegno dato dal qe che a un eventuale rialzo dei tassi. In tale scenario, titoli con cedola a tasso variabile e legati all’inflazione possono costituire una valida alternativa di diversifi cazione del portafoglio sia in termini di protezione da un rialzo dei tassi di mercato che di crescita futura.

Scadenze brevi per i bond
Lo scenario dei tassi al rialzo riapre, in modo graduale, spazio per investimenti obbligazionari di breve termine con ritorni decenti, almeno negli Stati Uniti dove il rendimento del titolo di Stato a due anni ha un rendimento vicino al 3%. In questo caso occorre ovviamente mettere in conto il rischio valutario, in particolare per un investitore europeo l’andamento del cambio euro/dollaro. Da inizio anno il dollaro si è rivalutato del 6% contro euro. “Sulla versante corporate delle obbligazioni occorrerà invece cautela – avverte Stefano Fabiani, responsabile azionario Zenit Sgr – e attenta selezione, in quanto dai momenti di rallentamento economico emergono i momenti di crisi delle aziende poco virtuose. In generale privilegiamo emissioni a tasso variabile e con rating investment grade” conclude.

Il bitcoin, dice addio ai sogni di gloria
L’aumento dell’avversione al rischio degli investitori ha travolto anche il mondo delle criptovalute, tutte in ribasso nella parte finale dell’anno. Il Bitcoin, la più famosa, ha prima rotto la soglia dei 6.000 dollari e poi ha accelerato al ribasso fino a trovare i livelli di 13 mesi fa. Appaiono irraggiungibili i picchi toccati nel dicembre 2017 a 20.000 dollari (-75% da quei livelli). Graficamente, il crollo iniziato dai massimi storici aveva trovato un supporto in area 6.000 dollari nel mese di febbraio. Su questa soglia aveva iniziato una danza fatta di rimbalzi, sempre meno convinti, e nuovi arretramenti. Fino alla caduta del supporto, evento che ora apre scenari funesti. “Il movimento che si è innescato – commentano gli analisti di Websim – ha tutta l’aria di essere molto violento e sembra puntare quota 3.500/3.000 dollari. Al rialzo, un primo segnale di riequilibrio arriverebbe solo con il ritorno sopra 6.800/7.000 dollari

Mercati con il fiato sospeso
Wall Street Italia | 11 Dec 2018