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Al via i Pir Alternativi

Se il Decreto Rilancio ha dato il via libera (come atteso) al progetto di Assogestioni sui Pir alternativi, gli operatori con una forte competenza nella gestione degli investimenti illiquidi non si sono fatti trovare impreparati. Un’occasione, quella dell’investimento in real asset, in tempi di tassi a zero, per dare slancio, quando il rischio si può sopportare, ai portafogli, grazie all’appeal del vantaggio fiscale. Debutta ai primi di giugno l’Eltif di Banca Generali realizzato con 8A+Investimenti Sgr(80% in strumenti di debito e 20% in equity di imprese italiane). Dopo qualche settimana sarà la volta dell’Eltif al 100% azionario di Hedge Invest, sottoscribile sulla piattaforma All Funds.

Quel potenziale che piace agli asset manager: Secondo Equita già dal primo primo anno da questo segmento potrebbe arrivare una raccolta tra i 2 e i 3 miliardi. Secondo le stime di Equita gli Eltif potrrebbero raggiungere 7-8 miliardi di euro di masse gestite in 5-7 anni, coerentemente con quanto raggiunto dai Venture Capital Trust in UK (7.7 miliardi a fine 2018) sulle sole persone fisiche. «Se prendiamo la media dei capitali raccolti negli ultimi 5 anni nel private equity/private debt in Italia si arriva intorno ai 2-3 miliardi all’anno – sottolinea Luigi De Bellis, co-head dell’Ufficio Studi di Equita – in ogni caso comunque si tratta di una sfida nuova per il settore, quindi non è banale raggiungere tali obiettivi».

Le mosse degli operatori: Hedge Invest, Sgr tra le prime a ricevere da BankItalia il via libera alla gestione di un Eltif di diritto italiano, in partnership con Algebris Investments punta alla rinascita dell’Italia con un prodotto nuovo che sarà sottoscrivibile sulla piattaforma AllFunds. «Con Algebris integriamo competenze diverse – sottolinea Alessandra Manuli, ad di Hedge Invest -; la nostra esperienza consolidata nella gestione di Fia chiusi (real estate, private debt e distressed credit) ed il vasto network di contatti con imprenditori italiani della famiglia che guida HI dal 2000; dall’altro la storica specializzazione di Algebris, fondata da Davide Serra nel 2006, ed il suo significativo track record nel settore finanziario globale, esteso all’azionario italiano». Il nuovo fondo, affidato alla gestione del team di investimento di Algebris guidato da Luca Mori, investira’ in PMI italiane in occasioni di aumnenti di capitale oppure di Ipo, di società quotate o quotande, con capitalizzazione inferiore a 500 milioni, in un orizzonte temporale medio-lungo a partire da 30mila euro.

Chi c’è sulla rampa di lancio: Azimut sta lavorando ad prodotto che sarà rilasciato ai primi di luglio come quello di Eurizon, tra i primi in Italia lo scorso anno a lanciare un Eltif (fondo chiuso riservato di diritto europeo) . In estate arriveranno anche Muzinich molto attivo nel segmento anche con fondi di credito, Kairos, Sagitta, Equita Sgr e Anthilia Sgr, altro gestore tra i più quotati nel mondo del private debt italiano che ha confezionato un prodotto con alcune reti di vendita che poi lo distribuiranno. «L’iter è ancora in corso anche se siamo tra le prime Sgr ad essere autorizzate da Banca d’Italia alla messa a punto di un Eltif di diritto italiano – sottolinea Giovanni Lani, l’amministratore delegato di Anthilia Sgr – avremo BnP Paribas come banca depositaria e puntiamo a una soluzione a fisarmonica , flessibile per cogliere le migliori apportunità nel mondo equity e obbligazionario con un prodotto della durata di circa 7 anni accessibile con quote a partire da 10mila euro e finalizzato comunque a contenere la volatilità dei mercato».

Il pole position Banca Generali: Banca Generali conta di iniziare a collocare il suo primo Eltif dai primi di giugno.«Sono mesi che lavoriamo ad un progetto che abbiamo chiamato BG For Real Ecomomy in collaborazione con 8A+Investimenti Sgr – sottolinea Andrea Ragaini, vice direttore di Banca Generali- che prevede un Eltif della durate di 7 anni con investimenti minimi a partire da 25mila euro investito all’80% sul comparto obbligazionario per il quale ci siamo affidati a specialisti del settore come Anthilia e Ver Capital. L’altro prodotto in via di arrivo che offrirà i vantaggi di decorrelazione dalla volatilità dei mercati e ritorni molto interessanti è in un Fia di diritto lussemburghese non riservato con delega di gestione a primari gruppi internazionali tra cui come Cheney Capital e Muzinich e per la parte equity punta sul mondo del venture capital con una consulenza del Politecnico di Milano e che consente di sfruttare le ageolazioni fiscali previste per PMI innovative e start up anche grazie alla partecipazione di operatori specializzati tra cui Bliss Investment e Catalyst Venure Capital».

Lo schema Assogestioni: I Pir alternativi sono dei prodotti di tipo chiuso che si affianchino agli attuali Pir (Piani individuali di risparmio), ma con soglie di investimento più elevate e differenti vincoli di investimento (almeno il 70% del valore complessivo del piano va a beneficio di PMI quotate e non, prestiti e crediti delle medesime imprese), e con gli stessi incentivi fiscali dei Pir aperti (esenzione fiscale per le plusvalenze sulle somme investite). Il Pir alternativo è specializzato in PMI ma, a differenza del Pir ordinario, si rivolge ad un target di clientela con elevate disponibilità finanziarie che deve essere in grado di sostenere un margine di rischio alto e di rispettare i tempi lunghi propri di un investimento illiquido. Ecco perchè è stata indicata la forma di una soluzione di tipo chiuso con una soglia d`investimento di almeno 150 mila euro annui fino ad un max di 1.5 milioni in 5 anni rispetto ai 30mila euro annui (al massimo 150mila euro in 5 anni per i Pir ordinari). Il contenitore del Pir alternativo può assumere qualunque forma, ma considerato l`oggetto di investimento tipicamente illiquido, meglio di prestano ad essere utilizzati tramite veicoli di investimento come gli Eltif, fondi di PE, fondi di Private Debt. I benefici fiscali previsti dalla normativa Pir sono estesi anche ai Pir alternativi solo se investano almeno il 70% del lore complessivo in strumenti finanziari emessi da imprese con stabile organizzazione in Italia, diverse da quelle inserite negli indici FtseMib e FsteMidMIB. Per quanto riguarda i limiti alla concentrazione degli investimenti in un`unica impresa questa è stata portata al 20% dall`attuale 10% per i Pir ordinari.

Il circolo virtuoso del risparmio: Rispetto agli “ordinari” i Pir alternativi alzano l’asticella del rischio e restringono la platea: l’oggetto di investimento è spesso illiquido, le soglie di investimento più alte, rivolte a soggetti con alte disponibilità e profili di rischio più alti. Ma con gli “ordinari” condividono principio di fondo e vantaggio fiscale (esenzione sulle plusvalenze maturate se mantenuto per almeno 5 anni e nel rispetto dei vincoli)in capo al sottoscrittore. «Con questo schema si realizza bene quell’obiettivo di far arrivare il risparmio delle famiglie all’economia reale – spiega Fabrizio Pagani, già capo della segreteria tecnica del MEF e ora strategist di Muzinich &Co – che ci siamo posti quando abbiamo dato uil via ai Pir 1.0. Con questi strumenti i flussi possono arrivano anche alle imprese non quotate, prima trascurate. In questo senso penso si possa parlare di Pir PMI. Nel Dna di questi strumenti c’è la logica di investimento di lungo periodo dai 5 ai 10 anni con profili di rischio diverso. Ecco perché sono strumenti che in modo parallelo possono convivere nel portafoglio degli investitori e vanno incentivati. L’incentivo fiscale arriva ai Pir alternativi perché rientrano nell’alveo della normativa dei Pir ordinari. Quello che conta è il contenuto, già sdoganato a livello europeo ».

Fiscalità agevolata su più fronti: «Le opportunità in termini di fundraising sono di notevole interesse per i gestori – spiega l’avvocato Eriprando Guerritore dello studio Gatti, Pavesi Bianchi. – E’ possibile avvalersi del regime Pir mediante un ampio volano di strumenti, inclusi i fondi di investimento alternativi come gli Eltif . Per questa ragione, e come indicato nella relazione al “Decreto Rilancio”, talune agevolazioni fiscali inizialmente previste in passato con riguardo agli Eltif sono state ora abrogate. Si tratta proprio delle agevolazioni che all’epoca avevano comportato uno stand-by dello strumento con conseguente necessita di una loro analisi al fine di valutarne la compatibilità con la disciplina sugli aiuti di stato». Ma se questo vantaggio fiscale va a beneficio del sottoscrittore ed è in capo al contenuto del Pir . In realtà, non si limita a questo, perché se il sottostante è costituito da imprese che sono Pmi Innovative e Start Up «ad una prima analisi parrebbe possibile combinare- aggiunge Guerritore – le agevolazioni accordate agli investitori che sottoscrivono Pir con quelle previste per gli investimenti sottostanti dei PIR, attraverso organismi di investimento collettivo, in start-up».

Le altre novità del Decreto Rilancio: Con l’ art. 143 del c.d. Decreto Rilancio la disciplina generale prevista per i Pir (Piani Individuali di Risparmio) – aggiunge Andrea Arcangeli of Counsel CMS Adonnino Ascoli &Cavasola Scamoni – allarga il perimetro dei c.d. “investimenti qualificati” (quelli che godono di particolari benefici fiscali) anche alle fonti di finanziamento alternative al canale bancario quale la concessione di prestiti e l’acquisizione dei crediti delle imprese a cui il piano é rivolto. Inoltre, l’art. 38 del Decreto Rilancio introduce la possibilità per le compagnie di assicurazione che coprono il rischio sui crediti commerciali (c.d. assicurazione sul credito) di avvalersi della Garanzia Sace sino a 2 miliardi di euro. Tale articolo é molto importante in quanto le compagnie di assicurazione, benché abbiano sempre proseguito a erogare coperture sui crediti, nelle ultime settimane avevano ristretto i plafond di copertura e alzato i premi assicurativi in ragione dell’innalzamento del rischio di default dei crediti sottostanti». _Secondo l’esperto, la misura introdotta consentirà di mantenere “calmierati” i premi e al tempo stesso di non comprimere il comparto, tenuto conto che i crediti sottostanti saranno garantiti dallo Stato attraverso Sace. «Inoltre, va letta anche in senso più ampio – conclude Arcangeli – : tutti i fondi di private debt esclusi dalla c.d. Garanzia Italia potranno accedere a tale nuove forme di garanzia attraverso il coinvolgimento di una compagnia assicurativa che a sua volta potrà riassicurarsi presso Sace».

Le azioni suggerite da Aifi: Per Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi (Associazione Italiana che riunisce i principali operatori del Private Equity e del Private Debt e Venture Capital), indubbiamemte i Pir alternativi aprono nuove strade per i Fondi di Private Equity e Venture Capital, strumenti essenziali per favorire la capitalizzazione di Pmi e start up che, proprio dopo l’emergenza Covid-19 e il suo impatto disatroso, avranno necessità di patrimonializzazione a fronte dell’indebitamento assunto per minor introiti. «La ricapitalizzazione delle imprese è essenziale perché il sistema economico possa riprendere a lavorare – sottolinea il presidente di Aifi – e la scelta di favorirla per le PMI sotto i 50 milioni di fatturato con crediti d’imposta pari a una percentuale dell’aumento di capitale, va nella direzione giusta. I fondi di private debt saranno altresì fondamentali per garantire finanza di medio periodo ma per la vera ripartenza bisogna fare di più e qui Aifi suggerisce alcuni passaggi chiave. In primis è necessario potenziare i fondi di turnaround e di quelli per le infrastrutture proprio per dare impluso alla rinascita del Paese Italia. E in tutti gli ambiti i n cui si parla di finanza alternativa (dal private equity al private debt) si servono creare dei fondi di fondi, pronti con il loro ruiolo di anchor investor a vigilare e portare efficienza nel sistema «Importantissimo anche ai fini della maggior tutela degli investitori» – sottolinea Cipolletta.

Far affluire nuove risorse: Sul tema del come fare affluire nuove risorse alle imprese si devono percorrere due strade: 1) rendere attrattivo per fondi pensione e casse di previdenza altre tipologie di soggetti istituzionali l’investimento in fondi alternativi con un credito d’imposta;2) abbassare per i privati la soglia di investimento dei Fia (Fondi alternativi) dai 500mila a 100mila euro. E su questa proposta, avanzata già anni fa da Assogestioni, potrebbe partire a breve una consultazione del Mef. L’obiettivo è aprire a una nuova categoria di investitori non professionali i fondi alternativi riservati, abbassando la soglia di ingresso da 500 a 100mila euro e valorizzando al contempo il servizio di consulenza finanziaria a tutela dei clienti-risparmiatori.

 

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