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Stimoli e fame di azioni dietro il trading: cresce il rischio bolla

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Intervista a Giuseppe Sersale sulla vicenda GameStop.

La vicenda GameStop ha cambiato le regole del mercato?

Ha elementi di novità: il principale è l’utilizzo dei social media per l’organizzazione dei flussi dei piccoli (e meno piccoli) investitori su obiettivi precisi. Ma in essenza non è una novità. In passato si sono già viste fasi di estrema euforia sfruttate da varie categorie di operatori. I film sulla Wall Street degli anni ’80 descrivono ragazzi spavaldi che vendevano penny stock ai dentisti o agli idraulici, insomma a clienti ignari dei rischi.

Poi abbiamo assistito alla bolla tecnologica, che travolgeva qualsiasi titolo che alludesse alla rete internet. Anni dopo c’è stata la moltiplicazione incontrollata dei mutui. Dunque gli short squeeze, i rialzi improvvisi di alcune azioni, non sono una novità, anche se lo è il fatto che la nuova euforia parta dai social.

L’ondata di euforia è già finita? La performance di Gamestop evidenzia che nemmeno la fine di questa fase è diversa dalle precedenti, nel senso che tanti piccoli investitori ci hanno rimesso parecchio.

Credo però che il fenomeno non sia morto e che lo vedremo ricomparire, magari con obiettivi diversi; nuovi target potrebbero essere settori specifici con dimensioni contenute, tali da poter essere aggredibili, o titoli poco popolari.

Gli interventi delle autorità possono servire? Sono corretti?

Stimoli e fame di azioni dietro il trading
Il Sole 24 Ore | 06 Feb 2021