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Anthilia BIT, due domande ai gestori: il mercato del private debt

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Luca Novati, Senior Fund Manager di Anthilia BIT e Anthilia BIT Parallel, fondi a sostegno delle PMI italiane, commenta evoluzione e prospettive del mercato di private debt.

Com’è cambiato il mercato del private debt da quando Anthilia ha contribuito a inaugurarlo, nel 2013?
Pur essendo partito in un momento di profonda difficoltà finanziaria del sistema domestico, il mercato del private debt è cresciuto a un CAGR del 150%, superando un volume di 3,9 mld € in meno di cinque anni. L’evoluzione è avvenuta su due fronti: da un lato è stata indubbiamente proficua la comunicazione divulgativa effettuata dai vari enti, partendo dalle Camere di Commercio, passando da Borsa e concludendo con le banche (che hanno fatto da anchor investor per il nostro fondo Anthilia BIT). Proprio queste ultime hanno diffuso la conoscenza del private debt alle imprese, permettendo di portare risorse aggiuntive ad aziende meritevoli e contribuendo a creare un canale complementare rispetto alla loro offerta di credito. Dall’altro, si è osservata una positiva evoluzione anche da parte delle aziende: al crescere dell’informazione intorno al prodotto si è assistito ad una domanda di finanza più attenta e consapevole. L’idea che l’emissione obbligazionaria rappresenti una risorsa di facile reperimento, adatta indistintamente a tutte le PMI colpite dal credit crunch è andata scemando, facendo emergere la sua natura di prodotto finanziario evoluto, capace di soddisfare esigenze di investimento strategiche per la crescita e l’innovazione aziendale, appannaggio di aziende di qualità.

Come si evolverà questo mercato nei prossimi anni?
I fondi di private debt attivi sul mercato si trovano attualmente in chiusura del primo ciclo di investimenti, con il 66% degli strumenti di debito presenti in portafoglio. Iniziano altresì i primi disinvestimenti: la maggior parte, circa il 78%, segue il normale piano di ammortamento, il 21% è stato rimborsato anticipatamente dall’emittente e solo l’1% è conseguito a una richiesta di rimborso anticipato dell’investitore (dati AIFI, per numero di investimenti). Rispetto agli operatori internazionali, il mercato italiano si trova abbastanza vicino al tasso di interesse medio applicato e alla durata; molto lontana invece la dimensione delle operazioni e del taglio sottoscritto dai fondi: è plausibile che si verifichi un incremento di entrambi questi elementi, portando il gap tra il mercato domestico e quello europeo a ridursi gradualmente. Con queste premesse ci aspettiamo quindi un consolidamento di questo mercato e un’ulteriore, progressiva crescita dei volumi, sia per il fenomeno già diffuso di aziende che ricorrono in modo seriale e continuativo al private debt, annoverando più emissioni obbligazionarie nell’arco di pochi anni, sia per la crescente specializzazione degli operatori, sempre più capaci di adattare questi strumenti finanziari alle peculiarità di ciascuna azienda secondo un approccio flessibile e sartoriale.