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Effetti attesi dalle operazioni di politica monetaria

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Il rallentamento dell’economia globale, radicato principalmente nel settore manifatturiero, ha prodotto, negli ultimi 2 trimestri, un marcato cambio di stance nelle politiche monetarie amministrate dalle principali Banche Centrali. La fase di easing, dapprima costituita da una serie di tagli dei tassi, sta evolvendosi in una ripresa dei programmi di acquisto in EU e US.

Se la ripresa del programma di acquisti ECB, al ritmo di 20 miliardi  al mese, in sé non costituisce un intervento di entità elevata, questo va comunque ad aggiungersi agli effetti benefici per le economie derivanti dal crollo dei rendimenti.

La FED, poi, ha messo in guardia dal definire QE il suo nuovo programma di acquisti rivolto ai T-bills. Tuttavia l’importo è superiore alle attese (60 miliardi) e costituisce comunque una robusta iniezione di liquidità nel sistema, atta a risolvere i recenti problemi di funding degli asset bancari.

In generale, malgrado il crescente scetticismo sull’efficacia delle politiche monetarie, le azioni delle principali banche centrali negli ultimi 9 mesi hanno contribuito a produrre un robusto easing delle financial conditions globali.

Come si evince dal grafico, al momento, esiste un gap tra il livello di attività economica corrente e il livello delle condizioni finanziarie (direttamente influenzate dalle politiche monetarie). Pertanto, se almeno parte della correlazione dimostrata in passato tra le 2 variabili dovesse essere mantenuta, possiamo attenderci di iniziare a vedere, tra la fine del 2019 e i primi 6 mesi del 2020, una reazione positiva del livello delle attività economiche correnti in risposta a questa ondata di easing.