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Emissione Asja Ambiente: intervista al gestore

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Fondato nel 1995, Asja Ambiente Italia è un gruppo torinese che progetta, costruisce e gestisce impianti in Italia e all’estero per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ed impianti di produzione di biometano da Frazione Organica di Rifiuti Solidi Urbani (FORSU). Con il supporto di Sempione SIM in qualità di arranger, Asja Ambiente – emittente del fondo Anthilia BIT dal 2015 – ha nuovamente ricercato in Anthilia un partner finanziario che potesse, tramite un’emissione obbligazionaria, supportarne il piano di sviluppo per la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano e compost di qualità dalla FORSU, che avrebbero affiancato i due già operativi e i tre in costruzione. Anthilia, al termine del proprio processo di analisi e due diligence, ha sottoscritto, in concerto con altri quattro investitori, un importo pari a € 10 milioni del primo Green Bond FORSU , con durata 8 anni ed un profilo di rimborso amortizing. L’emissione, pari a complessivi € 35 milioni di cui € 21,5 milioni già sottoscritti anche da altri investitori (Finint, Consultinvest, Banca Popolare di Ragusa, ConfidiSistema!), è quotata all’ExtraMot PRO3.

Alessandro Campo, Senior Investment Manager di Anthilia, approfondisce alcuni aspetti dell’operazione.

Quali sono stati i fattori di rischio che avete individuato analizzando l’azienda e quali i punti di forza che hanno convinto il team a sottoscrivere l’emissione?

Il settore è caratterizzato da un quadro economico e legislativo di incertezza politica (che limita la capacità di programmazione a lungo termine), ma sempre più orientato – anche grazie alla normativa di indirizzo dell’Unione Europea – allo sviluppo delle rinnovabili, all’economia circolare e alla tutela dell’ambiente, con stime sul fabbisogno energetico in crescita per i prossimi decenni. ASJA vi si colloca in un’ottica di medio termine con buone prospettive commerciali, forte di una struttura che apporta rilevanti know-how tecnologico e track record industriale. Il management di ASJA ha saputo in questi anni ben sviluppare e ben costruire, originando nel tempo progetti a notevole valore aggiunto.

Sul piano commerciale, a livello di gruppo risulta decisamente mitigato il «rischio di invenduto» in quanto l’energia rinnovabile ha priorità di dispacciamento ed una quota di ricavi viene assicurata dai vari sistemi incentivanti (eolico, fotovoltaico, FORSU). Le stime sull’andamento dei driver (petrolio, etc) che influenzano i prezzi dell’energia (a livello nazionale e mondiale) non prefigurano nel breve termine scenari di sostanziale deprezzamento (fatti salvi eventuali eventi ciclici di breve durata).

Con riferimento al rischio operativo, le incertezze derivanti da eventuali ritardi nella realizzazione degli impianti e ad un malfunzionamento degli stessi, tali da causare danni significativi e permanenti alla capacità reddituale del gruppo, sono mitigate dalla propensione ad ottimizzare le performance degli impianti già in fase di progettazione e collaudo (sin dalla nascita, ASJA realizza impianti per gestirli in proprio), nonché attraverso la sottoscrizione di apposite polizze assicurative. Un efficiente ufficio di R&D (dedito allo sviluppo, anche amministrativo, e alla progettazione tecnica), la scelta accurata dei fornitori (partner selezionati anche in virtù di consolidati rapporti pregressi) e l’esistenza di accordi di service & maintenance (basati su fideiussioni e penali a carico del Service) contribuiscono a minimizzare il rischio operativo.

Dal punto di vista finanziario, sebbene in presenza di un livello di indebitamento non trascurabile (tipico per le aziende che sviluppano progetti capital intensive) il rischio di credito è ragionevolmente contenuto, in quanto il Gruppo si rivolge a controparti con elevato standing creditizio pubbliche (in primis al GSE, che riconosce gli incentivi feed-in tariff, Conto Energia, Aste Fer e tariffe Omnicomprensive, municipalizzate, etc) e private su basi wholesale (produttori e/o trader di energia su scala regionale o nazionale). Il rischio di liquidità è strettamente connesso alla necessità di reperire ingenti risorse a supporto dei piani di investimento, mitigato dalla capacità, già in passato dimostrata, di ottenere forme di finanziamento diversificate e di sostenere lo sviluppo mediante il reimpiego del cash flow operativo (sempre capiente negli ultimi esercizi). Le programmate cessioni di assets – ormai parte integrante del Piano Industriale di gruppo – appaiono determinanti nei primi anni, ma la mitigazione del relativo rischio di mancato realizzo è determinata dalla buona appetibilità di mercato degli assets (livelli di ROI sopra la media standard) rispetto ad un vasto parterre di potenziali investitori di primario standing (industriali, infrastrutturali e/o finanziari). Il rischio cambio è parzialmente mitigato dalla prevalenza dei business sul mercato italiano e dalla propensione del gruppo a siglare strumenti derivati di copertura per le transazioni estere.

L’emissione è stata sottoscritta dal fondo Anthilia BIT III, portando l’ammontare complessivamente investito dai fondi Anthilia a oltre € 280 milioni.

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